ATECO 2025: nuova classificazione delle attività economiche in Italia

ATECO 2025: nuova classificazione delle attività economiche in Italia

L’introduzione dei nuovi codici ATECO 2025 segna un cambiamento non di poco conto per le realtà produttive italiane, poiché permette di inquadrare in maniera più precisa e aggiornata le attività economiche svolte sul territorio. 

Questo sistema, elaborato dall’ISTAT, rappresenta da anni ormai il riferimento ufficiale per la classificazione e la descrizione dei vari settori produttivi, offrendo un quadro generale estremamente utile a fini statistici e amministrativi. 

L’aggiornamento del 2025 è stato elaborato con lo scopo di recepire le profonde trasformazioni che hanno caratterizzato gli ultimi anni, tra cui la crescita di nuovi ambiti professionali, l’adozione di tecnologie digitali all’avanguardia e la crescente rilevanza della sostenibilità ambientale all’interno delle strategie aziendali.

La revisione non si limita a un mero aggiornamento formale: mira piuttosto a creare una mappatura più aderente alla realtà, in cui la digitalizzazione, l’e-commerce e l’intelligenza artificiale trovino la giusta collocazione accanto alle attività tradizionali che continuano a costituire il cuore del tessuto produttivo nazionale. 

Inoltre, questo cambiamento si ripercuote in modo significativo sul fronte della sicurezza sul lavoro, poiché la corretta attribuzione del codice ATECO influisce sulle strategie di prevenzione dei rischi e sulla formazione del personale. 

In tale contesto, il ruolo del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) e l’organizzazione dei percorsi formativi, con particolare attenzione al Modulo B e alle relative specializzazioni, assumono una rilevanza ancora maggiore, rendendo ATECO 2025 un elemento determinante per la crescita e la tutela delle imprese.

Nuovo ATECO… Per quale motivo?

La versione precedente, ATECO 2007, è stata in vigore fino alla fine del 2024. Negli anni successivi alla sua introduzione, il panorama economico ha subito rapide trasformazioni. 

Nuove professioni e tecnologie – dall’e-commerce all’intelligenza artificiale – hanno preso piede, così come attività legate alla green economy. Questi settori in rapida evoluzione hanno reso necessario un aggiornamento che potesse cogliere le peculiarità dei nuovi tessuti produttivi, assicurando una mappatura più precisa dell’economia italiana.

ATECO 2025 nasce dunque per:

  1. Riconoscere nuovi comparti emergenti, distinguendo con maggiore accuratezza le attività legate all’innovazione digitale, al commercio elettronico e alla consulenza tecnologica;
  2. Valorizzare la green economy, identificando in modo più chiaro le imprese che si occupano di energie rinnovabili, gestione dei rifiuti e processi di riciclo;
  3. Migliorare la raccolta dati, fornendo un quadro statistico più attendibile a enti e istituzioni;
  4. Favorire l’allineamento internazionale, mantenendo coerenza con classificazioni europee (come NACE) e globali.

Struttura Generale dell’ATECO 2025

L’ATECO 2025 conserva la struttura gerarchica tipica delle precedenti versioni, ovvero:

  • Sezioni (identificate da lettere),
  • Divisioni (due cifre),
  • Gruppi (tre cifre),
  • Classi (quattro cifre),
  • Categorie (cinque cifre),
  • Sottocategorie (sei cifre).

A ogni livello si specifica ulteriormente l’attività economica svolta. L’ISTAT fornisce note di inclusione ed esclusione, essenziali per comprendere meglio il perimetro di ciascun codice.

L’aggiornamento di ATECO 2025 introduce modifiche sostanziali in diversi ambiti produttivi, delineando un quadro più articolato e aderente alle trasformazioni in atto

Nel settore digitale e ICT, ad esempio, la nuova classificazione dedica maggiore attenzione allo sviluppo software, alla cybersecurity, al commercio elettronico e alla consulenza riferita all’intelligenza artificiale. Parallelamente, la green economy acquista un rilievo ancor più marcato, grazie all’inserimento di codici rivolti alle energie rinnovabili, alla gestione e al riciclo dei rifiuti, nonché ai servizi ambientali. 

Si riscontra inoltre un progressivo ampliamento dei cosiddetti servizi innovativi, in cui vengono considerate con maggiore precisione le attività di digital marketing, l’analisi dei dati e le diverse forme di consulenza specializzata. 

Infine, l’industria avanzata beneficia di una catalogazione più raffinata che copre, tra gli altri, i comparti dell’automotive, dell’aerospazio e della robotica, offrendo una panoramica più completa sulle peculiarità di ognuno e consentendo di monitorare con efficacia i cambiamenti tecnologici e produttivi di questi settori in rapida evoluzione.

Codice ATECO e sicurezza sul lavoro

Uno degli aspetti più interessanti del codice ATECO 2025 riguarda il legame con la sicurezza sul lavoro. Ogni codice è associato a un livello di rischio – basso, medio o alto – che l’INAIL utilizza per definire linee guida su prevenzione, protezione e formazione sulla sicurezza.

Nel dettaglio, parliamo di una classificazione così composta:

  • Rischio basso: tipico di settori come uffici amministrativi, studi professionali, commercio al dettaglio di beni non pericolosi;
  • Rischio medio: frequente in ambito manifatturiero, logistica, piccole officine o laboratori artigianali;
  • Rischio alto: riguarda cantieri edili, industria chimica, attività estrattive, settori con macchinari complessi o sostanze nocive.

Questa distinzione si riflette sulle misure di prevenzione, sui dispositivi di protezione individuale (DPI) e sui programmi di formazione sulla sicurezza che ogni realtà deve implementare.

Documento di Valutazione dei Rischi (DVR)

Il DVR è il cardine della gestione della sicurezza in azienda. La classificazione ATECO influenza i contenuti del DVR e, di conseguenza, le azioni di prevenzione richieste:

  1. Analisi dei processi: la natura dell’attività influenza i possibili rischi (chimici, fisici, biologici);
  2. Identificazione delle misure preventive: la tipologia di rischio determina i DPI obbligatori, i protocolli di emergenza e la periodicità delle ispezioni;
  3. Formazione obbligatoria: il DVR deve indicare quali corsi sono necessari per i lavoratori e con quale frequenza aggiornarli.

Formazione sulla sicurezza: vincolo normativo e valore aggiunto

Il D.Lgs. 81/08 (Testo Unico in materia di Salute e Sicurezza sul Lavoro) stabilisce l’obbligo formativo per tutti i lavoratori, con contenuti che variano a seconda del rischio associato al Codice ATECO.

Le prime attività didattiche forniscono una base di conoscenze generali sui principi cardine della prevenzione, sui diritti e doveri dei dipendenti e sulle modalità con cui è organizzato il sistema di protezione all’interno dell’impresa. A questo si affiancano approfondimenti più specifici, calibrati sul profilo di rischio (basso, medio o alto) che caratterizza il comparto produttivo: tali percorsi analizzano nel dettaglio i pericoli tipici del settore, la corretta scelta e l’utilizzo dei DPI e le procedure da seguire in caso di emergenza. 

Il legislatore prevede inoltre un aggiornamento costante delle competenze, finalizzato a mantenere vivo il livello di consapevolezza sui possibili pericoli, soprattutto in quei contesti dove la frequenza o la gravità degli infortuni risulta elevata. 

Esistono poi corsi dedicati a chi ricopre ruoli di coordinamento o responsabilità, come dirigenti e preposti, in cui si affrontano le implicazioni penali e civili dell’inosservanza delle norme, nonché le strategie di controllo da mettere in atto. 

Infine, non vanno dimenticati i percorsi rivolti ai lavoratori incaricati di gestire le emergenze, che includono competenze antincendio e di primo soccorso, fondamentali per rispondere in modo efficace e tempestivo a situazioni critiche.

Il ruolo del RSPP e l’influenza del codice ATECO

Il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) è una figura obbligatoria in ogni azienda e ha il compito di coordinare la sicurezza. Il percorso formativo del RSPP si articola in diversi moduli (A, B e C), ma il Modulo B è quello più strettamente correlato al codice ATECO.

Il Modulo B si suddivide in macrosettori di rischio, corrispondenti ai vari codici. 

Ogni macrosettore approfondisce:

  1. Caratteristiche produttive: tipologie di lavorazione, impianti utilizzati, sostanze trattate;
  2. Rischi specifici: chimici, biologici, fisici, ergonomici;
  3. Normative di riferimento: obblighi particolari, procedure e standard internazionali;
  4. Soluzioni operative: best practice, DPI specifici e strategie di prevenzione.

Ad esempio, il macrosettore relativo a edilizia e industria pesante prevede lo studio di rischi legati alla movimentazione dei carichi, all’uso di macchinari come gru o muletti, alle lavorazioni in quota. In campo agricolo, invece, l’attenzione si concentra su rischi biologici, esposizione agli agenti atmosferici e utilizzo di trattori o macchinari agricoli.

Aggiornamenti formativi e nuovi codici

Con l’avvento di ATECO 2025, alcune attività possono cambiare settore o sottocategoria, obbligando l’RSPP a integrare la propria preparazione. Un’azienda che si sposta da un codice a rischio medio a uno a rischio alto dovrà potenziare la formazione dei dipendenti, adeguare il DVR e, se necessario, investire in DPI più efficaci.

Come e quando adeguarsi all’ATECO 2025?

Dal 1° aprile 2025, l’aggiornamento è operativo. Tuttavia, è responsabilità delle imprese verificare la correttezza del nuovo codice e, se necessario, effettuare modifiche tramite comunicazione all’Agenzia delle Entrate.

Ecco riassunti i passi da seguire:

  1. Verificare la visura camerale: per controllare il nuovo codice ATECO assegnato;
  2. Confrontare le attività effettive: se l’impresa ha ampliato la gamma di servizi o prodotti, potrebbe cambiare il codice prevalente;
  3. Aggiornare il DVR: un diverso codice implica possibili variazioni del livello di rischio;
  4. Ridefinire la formazione: se il rischio cambia, i percorsi formativi dei lavoratori (e dell’RSPP) devono adeguarsi;
  5. Consultare professionisti: commercialisti, consulenti del lavoro o esperti di sicurezza possono fornire supporto prezioso.

Se dall’analisi emerge che il codice assegnato non rispecchia la vera natura dell’attività sarà necessario contattare l’Agenzia delle Entrate (o gli enti competenti) per richiedere una variazione di codice. In seguito dovrà essere aggiornata tempestivamente la documentazione interna e inviata comunicazione ai lavoratori circa i cambiamenti rilevanti dal punto di vista della sicurezza. Dovranno essere rivalutati, infine, con estrema cura, i rischi effettivi e adeguare procedure e formazioni.

Benefici e conseguenze corretta classificazione ATECO

La corretta classificazione ATECO ha conseguenze tangibili sul funzionamento dell’impresa. Per esempio, se un’azienda passa da un settore a basso rischio a uno a rischio medio, dovrà investire in percorsi di formazione specifica più articolati. Dovrà anche rinnovare il DVR, integrando procedure di sicurezza più stringenti. Non deve mancare anche il rafforzamento del ruolo dell’RSPP, con eventuali specializzazioni aggiuntive legate al nuovo macrosettore. Infine, deve essere verificata la conformità dei macchinari e la necessità di DPI di livello superiore.

I benefici di una corretta classificazione saranno sicuramente: ottimizzazione della sicurezza, minore incidenza di infortuni, risparmio economico e reputazione positiva, in quanto un’azienda che investe nella sicurezza è meglio vista da clienti, partner e dipendenti.

La formazione sulla sicurezza non si limita a costituire un obbligo legislativo, ma riveste anche il ruolo di vero e proprio vantaggio competitivo. Disporre di un personale consapevole dei rischi e preparato a gestire eventuali emergenze significa puntare su risorse più efficienti, motivate e soprattutto, in grado di evitare o arginare situazioni potenzialmente pericolose. 

L’evoluzione costante delle normative e delle tecnologie rende indispensabile un programma di aggiornamento continuo, capace di mantenere sempre elevate le competenze di dirigenti, preposti e lavoratori. 

Infine, l’approccio alla sicurezza dovrebbe spaziare oltre gli aspetti tecnici, toccando anche le dinamiche organizzative, psicologiche e di gestione del team, in modo da creare una cultura della prevenzione solida e condivisa.

ATECO 2025: conclusioni e sguardo al futuro

Scegliere correttamente il codice di riferimento significa possedere una visione fedele delle attività svolte, facilitando gli adempimenti in ambito fiscale e amministrativo e, ancor più rilevante, consentendo di delineare in modo coerente le strategie di Sicurezza sul Lavoro.

L’adozione dell’ATECO 2025 diventa, quindi, una vera e propria opportunità per ottimizzare le procedure interne, favorire una cultura della sicurezza più solida e prestare maggiore attenzione al benessere complessivo dei lavoratori

Integrare sviluppo economico e tutela del personale non rappresenta soltanto un obbligo giuridico, ma un vantaggio rispetto ai competitor in un mercato sempre più sensibile alla responsabilità sociale d’impresa

Mantenere il proprio codice in regola e assicurarsi di rispettare le disposizioni relative a Sicurezza sul Lavoro, Formazione e RSPP significa dunque investire in un domani più sicuro, efficiente e orientato al rispetto della persona

Nel lungo periodo, tale scelta risulta sempre vincente per ogni realtà imprenditoriale. 

Guardando al futuro, è lecito aspettarsi ulteriori aggiornamenti, in particolare nei settori digitali e green, che avanzano a ritmo sostenuto, confermando la necessità di rimanere informati sulle revisioni e di adeguare tempestivamente il proprio Codice ATECO.

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