Privacy: troppi dati all’ Agenzia Entrate secondo il Garante
Il Garante della Privacy lancia l’allarme sull’archiviazione dei dati relativi alla fatturazione da parte dell’Agenzia delle Entrate. La norma incriminata è l’art 14 del Dl 124/2019, che consente la memorizzazione dei file di fattura per un lasso di tempo di 8 anni. Una memorizzazione così lunga è funzionale a diverse parti in causa. Permette alle fiamme gialle lo svolgimento dei compiti di polizia economica e finanziaria; consente sia a Guardia di Finanza che a Agenzie delle Entrate i controlli fiscali correlati all’analisi del rischio evasione.
Tuttavia l’archiviazione integrale risulta sproporzionata, in aperto contrato con quel principio di proporzionalità dei dati che la Corte di Giustizia Europea ha con tanta chiarezza evocato alla base della nuova normativa GDPR. Inoltre, vista la delicatezza della materia, le misure di sicurezza per tutelare un patrimonio sensibile cosi ampio, necessiterebbero di una regolamentazione tramite atto normativo. Fino ad ora, invece, sulla materia il legislatore a demandato a Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate.
Il Garante aveva in realtà già sollevato i dubbi sulla sproporzione dei dati ancor prima che la fatturazione elettronica obbligatoria prendesse il via. La richiesta attuale dell’Authority, è quella di rivalutare l’effettiva necessità di una conservazione massiva e così lunga, prima della conversione definitiva del decreto legge.
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri a questo proposito punta sullo sullo strumento dell’anonimometro: la misura è contenuta nella Legge di bilancio, e prevede che alcuni dei dati del contribuente oggetto della conservazione vengano forzatamente resi anonimi.