Fallimento: cambiano le regole
È stato approvato alla Camera dei Deputati in data 1 febbraio 2017 il ddl di riforma del diritto fallimentare voluto dal ministro della giustizia Andrea Orlando. Attendendo il passaggio al Senato che secondo il Governo avverrà a breve, possiamo analizzare quella che risulterà essere una piccola rivoluzione nel settore del diritto fallimentare.
La riforma propone una serie di novità importanti in una normativa che risale al 1942 ed era oggettivamente molto datata e non in linea con gli attuali scenari del diritto commerciale. In sintesi si è voluto introdurre un principio fondamentale che è quello di anticipare il fallimento e cercare di scongiurarlo. Secondo quanto previsto dal ddl, infatti, si anticipano le procedure di allerta, si cerca di prevenire il fallimento quando è ancora possibile e si rimedia ad alcune lacune che riguardavano i gruppi di impresa.
A livello professionale, la novità senz’altro più interessante è l’intenzione di professionalizzare chi segue le anziende in difficoltà. Il ddl, infatti, prevede che presso le Camere di Commercio venga istituito un “servizio di composizione assistita della crisi” che avrà il compito di allertare in una fase preventiva al default. L’istituzione di questo nuvo servizio si basa sul fatto che circa l’87% delle imprese fallite presentavano problemi di insolvenza almeno tre anni prima, quindi c’erà tutto il tempo di prevenire la crisi.
Nell’ambito della procedura il ddl prevede un concordato che dia garanzia di continuità anziendale, di mantenimento dei livelli occupazionali dell’impresa e un’adeguata soddisfazione dei creditori. Il concordato liquidatorio sarà consentito solo nel caso in cui sia rispettata la soglia del 20% di soddisfazione dei crediti chirografari. Per quanto riguarda, invece, i gruppi di impresa, è prevista la possibilità di trattare la crisi e l’insolvenza delle imprese plurime di uno stesso gruppo individuando un unico tribunale ed un’unica procedura.