Facoltà in declino: giurisprudenza, iscritti in calo negli ultimi 10 anni
Facoltà in declino: giurisprudenza ha visto dimezzarsi negli ultimi 10 anni i neo immatricolati, a causa dei mutamenti del mercato del lavoro.
Le cause non sono da ricercarsi solo nel mercato del lavoro, che agli occhi delle matricole dimostra sempre meno interesse verso i laureati in giurisprudenza, ma soprattutto nella durata dell’offerta formativa, ancora legata allo schema quinquennale e poco adatta alla necessità del mercato di velocizzare l’iter formativo.
La laurea triennale, così poco battuta dalle facoltà di giurisprudenza, permetterebbe inoltre di poter scegliere liberamente la tipologia e il livello formativo, favorendo i master piuttosto che l’università e il biennio di specializzazione.
I numeri relativi agli iscritti alle facoltà giuridiche parlano chiaro: nel 2008/2009 le matricole iscritte erano pari al 10,9% di tutte le matricole, nell’anno accademico 2018/2019 invece circa il 6,9%.
Tale percentuale poi peggiora a fine percorso per cui giurisprudenza diventa una delle facoltà in declino con il più alto tasso di fuori corso (circa il 30% sul totale) e solo il 6% arriva a concludere la carriera accademica.
La mancanza di immatricolazioni incide a sua volta sul totale degli immatricolati universitari, in calo negli ultimi anni di circa il 2%.
Indicativi anche i dati sugli sbocchi occupazionali, per cui la maggior parte dei laureati magistrale, nel 2013, risulta essere, secondo Alma Laurea, di sesso femminile e dopo 5 anni dalla laurea è già in possesso del titolo di avvocato.
L’immissione sul mercato del lavoro però risulta la più posticipata rispetto alla maggioranza delle altre facoltà, considerando le difficoltà nel conseguire il titolo di avvocato nell’esame finale e la necessità di dover svolgere 18 mesi di tirocinio. Senza ovviamente dimenticare tutti i concorsi possibili al quale un laureato in legge può partecipare.
Nonostante ciò la maggior parte dei laureati oggi trova lavoro nel Privato (98%) e/o svolge attività da libero professionista come consulente legale.
La retribuzione netta è diminuita notevolmente rispetto agli anni precedenti, 1200 euro circa contro 1400 euro in media dei neo laureati (dato generico).
Senza ombra di dubbio uno dei fattori di declino principali è l’incapacità a livello didattico di offrire formazione in ambiti innovativi, come ad esempio: blockchain, privacy, M&A.
Tale formazione è offerta, come abbiamo specificato poco anzi, solo nell’ambito di specializzazione post laurea attraverso master e percorsi formativi ad hoc.
Quello che risulta dunque necessario è rivedere il piano studi a favore di una tipologia di professione che, per necessità di mercato, è sempre più orientata verso lo studio di una o più lingue, come ad esempio l’inglese legale e meno allo studio di materie come filosofia del diritto o diritto romano, ad oggi papabili esami facoltativi.
Quello che viene chiesto dalle associazioni di giovani avvocati, Aiga, è di rivedere quindi quello che le facoltà oggi offrono, avvicinandosi di più alle vere necessità del mercato del lavoro.